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Benvenuti a CasaLe sagna ‘ncannulate della Nonna Maria 27 Jan 2020, 9:34 am
Itinerario Salentino 24 Jan 2020, 9:33 am
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Il Buongiorno si vede dal mattino… 23 Jan 2020, 11:12 am
Colazione tipica italiana:
latte, caffè espresso (anche decaffeinato), cappuccino, the, orzo, succhi di frutta, frutta di stagione, yogurt, cereali, toast, crostate, torte casarecce (di mamma Anna Maria), fette biscottate con burro e marmellate naturali.
La colazione del contadino:
colazione salata con pane fresco, friselle, affettati, formaggi, uova di nostra produzione, verdure ed ortaggi di stagione del nostro orto appena raccolte.
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Il nostro Giardino 22 Jan 2020, 11:33 am
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La Leggenda di Calitre 19 Apr 2019, 8:06 am
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Le proprietà benefiche del nostro mare 20 Apr 2017, 8:45 pm
Il mare possiede una fonte di proprietà benefiche per la salute. Previene e combatte molte patologie.
I mesi estivi sono quelli che permettono a ognuno di noi di recuperare le energie perse durante l’anno. Le passeggiate sul bagnasciuga, i tuffi in acqua rinnovano le cellule e fanno ritornare in buonumore.
Il corpo ne trae molti benefici. Il massaggio dell’acqua attiva la circolazione, la salsedine libera le vie respiratorie e riduce le forme allergiche.
Il questo periodo di lungo relax, usciamo finalmente di casa dove abbiamo accumulato tutto lo stress e respirato la polvere.
Avete notato che durante il periodo di mare, non avete nemmeno bisogno delle vostre medicine?
Lo hanno provato. Il mare è una vera e propria cura per ben 16 malattie.
Ne traggono beneficio le vie respiratorie e si alleviano:
– allergie respiratorie
– sinusiti
– asma
– convalescenze da raffreddore, e altre malattie respiratorie
– problemi causati dal fumo
– intossicazioni da agenti chimici
Si riparano i danni delle ossa e si riducono i dolori di:
– lussazioni
– distorsioni
– fratture
– artrosi
– dolori articolari
– osteoporosi
– spondilosi
– malattie reumatiche
– rachitismo
Con il mare si riducono le malattie allergie della pelle:
– psoriasi
– eczemi
– dermatiti
– acne seborroica
Grazie al mare migliorano gli stati anemici, le malattie ginecologiche, l’ipotiroidismo e il linfatismo. Molto importante, il mare aiuta anche a combattere gli stati depressivi.
Si chiama talassoterapia.
Mediante l’assorbimento delle sostanze contenute nell’acqua marina, il corpo ne trae i benefici.
L’assorbimento degli oligoelementi e dei sali favorisce il ripristino dell’equilibrio organico.
Il corpo diventa, così più forte e resistente alle aggressioni esterne.
Grazie all’acqua del mare:
– Vengono liberate le vie respiratorie. Per questo motivo il medico lo consiglia a chi soffre di forme asmatiche. Per i bambini che hanno le tonsille infiammate e si ammalano spesso. Fa bene fare delle lunghe passeggiate sul bagnasciuga.
L’aria di mare contiene una quantità di sali minerali come il cloruro di sodio e di magnesio, lo iodio. Il calcio, il potassio, il bromo e il silicio.
I polmoni ne beneficiano e migliora la respirazione.
Cosa interessante, migliora il metabolismo e rafforza le difese immunitarie. Attiva la circolazione sanguigna.
– Si riduce la ritenzione idrica. L’acqua di mare contiene una concentrazione di sali minerali. Tramite l’osmosi vengono eliminati i liquidi in eccesso attraverso la pelle e con le urine. Ne beneficiano le gambe che appaiono notevolmente sgonfie.
– Vengono eliminati i chili di troppo. In questo periodo di mare, il corpo appare più asciutto e pur mangiando di più, si perde peso. Questo accade perché il metabolismo funziona alla grande.
– Migliora il sistema circolatorio. Con la pressione dell’acqua sul corpo, la temperatura e il movimento dell’acqua, la circolazione sanguigna ne beneficia.
– Migliora il tono muscolare. Il nuoto è un toccasana per tutto il corpo. Rilassa i muscoli, allontanando lo stress. Scioglie le contratture accumulate. Migliora la mobilità alle articolazioni bloccate da forme di artrosi e artrite.
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Tenuta Calitre 18 Apr 2017, 8:38 pm
Lecce 17 Apr 2017, 8:41 pm
LA STORIA DI LECCE

Lo stemma della città reca una lupa incedente e un albero di leccio coronato da cinque torri. La lupa e il leccio sono gli elementi simbolici che hanno dato il nome alla città: Lecce. Lecce, infatti, ha una derivazione glottologica sia dall’antico nome della città, Lupiae, sia dal termine ilex che significa “leccio”.
L’antichissima origine della città è attestata da numerosi avanzi archeologici trovati nel luogo. I Romani crearono la leggenda secondo la quale fondatore della città sarebbe stato Malennio, re dei Salentini e antenato dell’Imperatore Marco Aurelio. I Greci la chiamarono Luppia, con i Normanni il nome si trasformò in Licea, con gli Svevi in Litium che, attraverso le naturali mutazioni fonetiche divenne ben presto Lizze, poi Liccio e finalmente Lecce, e da questo si può comprendere il significato dello stemma civico che è raffigurato da un lupo appostato sotto un leccio.
Molte località della Penisola Salentina custodivano nel sottosuolo numerosi reperti, coperti da un alto strato di terra, accumulatosi lungo i secoli, testimonianza di civiltà che si insediarono sul posto prima dei Greci e dei Romani. Durante la seconda metà del secolo scorso iniziarono vaste e accurate ricerche archeologiche che portarono alla scoperta di interessante materiale attualmente conservato nel Museo Provinciale Sigismondo Castromediano. Dall’arte con cui questi reperti sono lavorati, risulta che debbono essere appartenuti a un popolo venuto dall’oriente e insediatosi nella Penisola Salentina, dove costruì città e castelli, circondati da mura saldissime fatte di massi sovrapposti senza cemento. Costruirono inoltre edifici civili e religiosi, lasciando in essi testimonianze non solo di arte, ma anche di cultura in numerosi scritti che rimangono ancora oggi indecifrabili. A questo popolo, la cui storia è ancora avvolta nel mistero, fu dato il nome di Messapi, Lecce risale dunque alle tribù messapiche. Talvolta, da alcuni scavi, viene alla luce materiale sovrapposto nel seguente ordine: messapico, greco e romano. Questa disposizione indica chiaramente il succedersi di queste civiltà nella città di Lecce. In epoca romana Lupiae ebbe dai fratelli Gracchi (I sec. A.C.) onori e prerogative di municipio, come attestano colonne, statue, mosaici, tombe, avanzi di mura e alcuni iscrizioni famose. Al tempo di Strabone (65 a.C.-20 d.C.) anche Lupiae aveva perso l’antico splendore, se egli potè annoverarla tra le “salentinae ignobiles urbes”. Al piccolo porto di San Cataldo sbarcò Ottaviano, e si fece proclamare imperatore quando dall’Oriente, appresa la morte di Cesare, accorse a Roma per punire gli uccisori. Questo porto fu, nell’anno 130 d.C., sistemato, abbellito e ingrandito dall’imperatore Adriano; e infine tutta la città conobbe un periodo di benessere economico e di ampliamento edilizio sotto Marco Aurelio. Lecce fu collegata a Brindisi con un prolungamento della Via Traiana. Ma vennero tempi tristi per la città, indifesa per terra ed esposta ad attacchi del mare. Durante tutto l’alto Medioevo Lecce subì saccheggi, invasioni e distribuzioni prima e per ben due volte, da parte di Totila, nel 542 e nel 549; poi dai bizantini che, instauratavi la loro cultura e civiltà, dominarono la città, sempre osteggiati dai Longobardi, dai Saraceni e dai corsari. Ma ben presto si profilò all’orizzonte un periodo di gloria e di prosperità, i Normanni sconfissero i Saraceni e fecero Lecce la sede del loro dominio rendendola ricca di cultura e di civiltà. Ecco, infatti, nel 1040, Guglielmo Braccio di Ferro, principe valoroso e magnanimo, calare dal Nord, strappare tutta la Puglia ai Greci ed arrivare ad Otranto. Il suo discendente, Goffredo I, trasportando la capitale del territorio conquistato da Otranto, indifesa contro probabili improvvise irruzioni dei Bizantini a Lecce, fondò la contea e ne ricevette l’investitura. Goffredo si preoccupò di rendere accetto il suo governo ai Leccesi, egli, infatti, fece della città un centro fiorentissimo di scienze, lettere, arti vi fece convenire da ogni parte d’Italia e d’Oriente nobili e cavalieri a dare prova del loro valore e del loro sapere nelle giostre e nei tornei; in questo modo egli si accaparrò l’ammirazione e la stima dei cittadini. Sotto gli Altavilla, la città passò da Goffredo a Ruggero II che, nel 1930, riunì le terre conquistate in continente e in Sicilia, estendendo e dando unità al regno normanno; e poi ai suoi figli Ruggiero e Guglielmo I il Malo; questi, per prima cosa allontanò dalla città il nipote Tancredi, figlio del fratello Ruggiero, credendo potesse minacciare il suo scettro. Ma Guglielmo II il Buono, successo al padre Guglielmo I il Malo, riabilitò Tancredi creandolo conte di Lecce.
Nel secolo XIV Lecce conobbe il dominio angioino, sotto la dinastia dei Brienne e, successivamente, nel 1353, quello degli Enghien, nella persona di Pietro d’Enghien, che governò la città per cinque anni. Gli successe la sorella Maria che scrisse una pagina gloriosa nella storia della città, fu amata e ricordata con gratitudine, e fino al secolo scorso fu familiarmente chiamata la nostra Maria. Divenuta a diciassette anni contessa di Lecce, sposò Raimondo Del Balzo Orsini, un potente feudatario, coraggioso e spregiudicato guerriero. Quest’ultimo ebbe il merito di considerare Maria sua ispiratrice e collaboratrice nel governo. I due principi fondarono il “Concistorium principis”, un tribunale cioè per l’amministrazione della giustizia, e a Maria d’Enghien è anche legata la compilazione di notevoli statuti per il buon governo della città. Morta nel 1446, fu sepolta in Santa Croce.
Nel 1458 il re Ferrante d’Aragona, constatato lo straordinario progresso della città la dichiarò metropoli; in quel periodo, infatti, davano frutto i semi dell’opera di Maria d’Enghien e Lecce divenne fiorente centro di commerci, dove operavano mercati veneziani, greci, genovesi, fiorentini e albanesi.
Col secolo XIV ricominciarono vastissime e crudeli incursioni di corsari africani che costrinsero la popolazione a rinchiudersi nella città che venne cinta di mura, di torri e fortificazioni, erette per volere di Carlo V, nel 1540; egli costruì l’antico castello al centro della città, munendolo di venti baluardi e circondandolo tutt’intorno con un fossato.
Nella Lecce moderna, eccetto il castello tuttora maestoso, poco rimane delle imponenti costruzioni, in parte distrutte, in parte conglobate in costruzioni successive. Rimane, invece la porta della città che volge a Napoli, eretta dai leccesi in onore del Monarca che si prodigò per ridonare loro l’antico, fiorente splendore.
Fu quindi la volta della Spagna, sotto il cui dominio, che tanto influì sul vasto Barocco della città, Lecce rimase, finchè i primi aneliti di indipendenza e libertà la risvegliarono, generosa ed attiva, nel secolo scorso, attraverso i primi moti carbonari, i rinnovamenti politici e le guerre d’indipendenza.
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Otranto 15 Apr 2017, 8:43 pm
La storia di Otranto
Otranto è la città d’Italia posizionata più ad Est, una particolare condizione topografica che le ha portato notevoli vantaggi ma anche svantaggi, nel corso dei secoli. Recenti scoperte archeologiche testimoniano che Otranto conserva alcune tra le più primitive testimonianze di rapporti con le popolazioni dell’ area egea.
Tracce di insediamenti,che risalgono ad un periodo che va dal XIII al XI d.C., sono state rinvenute nei pressi della chiesetta di San Pietro nel pieno centro storico della città. La posizione, prettamente favorevole per gli scambi commerciali, ha permesso ad Otranto il contatto con il mondo ellenico e questo ha comportato una evoluzione più rapida del popolo talentino. Ne è prova l’ importante ipogeo delle Cariatidi di Vaste risalente alla seconda metà del IV secolo a.C.
Origini del nome
L’origine del nome della città di Otranto affonda le sue radici in tempi molto lontani. Secondo alcuni deriva da Hydruntum, un fiumicello che attraversa la Valle dell’ Idro, secondo altri invece il nome deriva da Odronto, che in passato indicava un’altura a ridosso del porto.
Notizie più certe sull’origine del nome della città si hanno però con Hydruntum, nel periodo romano, con lo sviluppo e il successivo consolidamento del Cristianesimo, testimoniato dalle numerose cellette presenti nella Valle delle Memorie e nella Valle dell’ Idro. Diverse comunità monastiche frequentavano queste cellette, che sono delle grotte di forma rettangolare scavate nelle pareti delle valli.
Lo sviluppo di Otranto
Durante la fine del VI secolo, nel Salento, si ebbe un ribaltamento delle gerarchie e un cambiamento della viabilità a livello territoriale, che fece risultare Otranto a capo di un asse che prosegue con Lecce, Oria e Taranto. Questo nuovo asse riprendeva un antichissimo percorso messapico che portò alla città un sostanziale miglioramento nelle vie di comunicazione con la Calabria. Questo nuovo schema di comunicazione causò però anche l’esclusione di alcuni centri nel Mezzogiorno e di Brindisi, determinandone un rapido decadimento. In quegli stessi anni la città di Otranto fu dotata di un eccezionale muro di cinta e di circa 100 torri a base quadrangolare disseminate lungo la costa.
Durante la dominazione bizantina Otranto conobbe un ulteriore periodo di trionfo con la costruzione della chiesa di San Pietro, edificata nel X secolo. Alla fine dell’XI secolo invece, venne edificata l’ Abbazia di San Nicola di Casole, che divenne il più importante centro del monachesimo italo-greco in Puglia e, tra il 1347 e il 1438, il monastero più ricco dell’ Italia meridionale. E’ proprio qui, nella ricchissima biblioteca dell’ Abbazia, che furono rinvenuti numerosi codici a dimostrazione dei profondi legami della Puglia con l’ Oriente.
La dominazione Normanna
Nell’XI secolo i Normanni e i loro alleati avevano conquistato una buona parte della Puglia, e solo Taranto, Brindisi e Otranto rimanevano fedeli ai Bizantini. Nel 1064 però, Otranto cadde nelle mani dei nuovi dominatori, i quali non furono da meno rispetto ai loro predecessori, in quanto a modifiche ed innovazioni. Durante il loro dominio infatti, ridefinirono le strutture difensive, sia per quanto riguarda il Castello che le mura. Nel 1088 Otranto assistette alla consacrazione della Cattedrale e, circa un secolo dopo, venne completato il famoso mosaico pavimentale di Pantaleone.
Durante gli anni della dominazione normanna, il porto di Otranto ospitò in varie circostanze i cavalieri delle Crociate. Nel 1256 un importante documento proveniente dal Papa, autorizzava gli otrantini alla costruzione e alla riparazione delle mura e delle torri, e all’armamento del porto. Nel successivo dominio angioino, i continui restauri del Castello, testimoniavano come la città di Otranto diventava sempre più ambita e prestigiosa.
L’attacco da parte dei turchi
Nel 1447 Otranto contava più di 1200 abitanti, dimostrando così, di essere una delle città più popolate della Terra d’ Otranto. Il 28 luglio 1480 una flotta Turca composta da 150 imbarcazioni e 18.000 uomini sbarcò nei pressi dei Laghi Alimini, conquistando nel giro di un giorno l’intera città. Otranto, che in quel periodo contava circa 6.000 abitanti, non potè resistere a lungo, e l’ 11 agosto il nemico riuscì ad entrale nel Castello.
Lo stesso giorno i turchi fecero irruzione nella Cattedrale ed uccisero barbaramente l’ anziano arcivescovo Stefano Agricoli. Il giorno 12 agosto, circa 800 otrantini che si erano opposti alla conversione Islamica, furono crudelmente massacrati sul Colle della Minerva. Da quel momento in poi i turchi divennero padroni di Otranto, ed indisturbati seminarono terrore e morte per quasi tutta la Puglia. Gli Aragonesi si resero conto del pericolo che rappresentava tale occupazione, e nella primavera del 1482, con l’ aiuto degli Stati Italiani, attaccarono il popolo straniero via terra e via mare. Il 23 agosto i turchi subirono un violentissimo attacco che provocò notevoli perdite umane, e il 10 settembre del 1481 restituirono la città, ridotta ormai ad un cumulo di macerie e con una popolazione residua di appena 300 anime.
La ricostruzione e la rinascita di Otranto
L’assedio di Otranto da parte dei turchi ridusse la città in pessime condizioni: il commercio era distrutto, la Cattedrale di Otranto e il Monastero di Casole erano devastati, la popolazione decimata. Questo fu il triste scenario che si presentò al Duca di Calabria, il qualediede vita ad una imponente opera di ricostruzione della Cattedrale e, dal 1485, anche del Castello e delle mura di cinta. L’ ingresso alla città fu rinforzato da due torri circolari chiamate Alfonsine, e su di esse furono poste due iscrizioni commemorative.
Sul colle della Minerva, dove avvenne la strage dei Martiri, fu costruito un tempio dedicato a Santa Maria dei Martiri e si ricostruirono i conventi di San Francesco dei Domenicani e degli Osservanti. Ancora oggi nella Cattedrale di Otranto, sono conservate le reliquie degli 800 Martiri tragicamente massacrati nell’estate del 1480
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